Il nostro carisma
Il carisma (dal greco khárisma, derivazione di kháris ‘grazia’) è un dono elargito dallo Spirito Santo per il bene generale della comunità. Maria Domenica dotata dallo Spirito di un carisma profetico a beneficio dell’umanità sofferente, intuì chiaramente la problematica dei malati bisognosi e abbandonati nel proprio domicilio e ad essi rivolse le sue cure, e donò l’intera esistenza.
Maria Domenica
Di giorno e di notte, sotto il sole cocente o la pioggia dirompente, ella bussava alle porte delle abitazioni più povere per soccorrere i malati bisognosi di tutto e talvolta morenti. Nel buio intenso della notte ella percorreva, con “la lanterna accesa”, le vie strette e buie della città di Lucca per raggiungere il capezzale dei più abbandonati e dei più gravi.
Una notte assalita da un uragano, le si spense il lumicino; brancolando nel buio arrivò finalmente al domicilio desiderato, e con gli abiti intrisi d’acqua, fece assistenza fino al mattino non curandosi affatto di sé, ma del fratello sofferente. Spesso dopo un’intera notte di servizio faceva seguire anche il giorno senza neanche prendere cibo.
Talvolta, nel cuore della notte, era inseguita da ignoti malintenzionati; donna forte e coraggiosa non si fece intimidire da nessuno, ed una volta si fermò e al provocatore intimò: “o vai avanti o torni indietro” e continuò decisa il suo cammino mentre l’ignoto si dileguò. Per farle dispetto, taluni le insaponavano le scale delle abitazioni, ma niente e nessuno poté fermarla nella sua missione di carità; ella aveva in cuore un ideale ardente: servire e curare Gesù stesso, nascosto nel volto di ogni malato e sofferente.
Il carisma di amore e tenerezza verso l’umanità sofferente della Madre Fondatrice Beata Maria Domenica, s’incarnò nella storia attraverso l’istituto da lei fondato: le Ministre degli infermi, che lei stessa affidò alla protezione della Vergine Addolorata e a quella di S. Camillo de Lellis.
Povere di mezzi e di salute, la fondatrice e le prime sorelle erano forti nella fede, ardite nella speranza, eroiche nella carità, e con questa interiore ricchezza compirono prodigi di carità nelle abitazioni più povere, al capezzale dei malati e dei morenti. Nelle epidemie coleriche si chinavano con cuore di madre e di sorella sui volti spenti dei più abbandonati rischiando generosamente la vita secondo lo spirito della propria vocazione e del quarto voto:”servire i malati anche a rischio della vita”.
Consumata dall’amore per i malati e sofferenti, dalle fatiche apostoliche e dall’incalzare degli anni, la fondatrice va incontro alla morte ripetendo con animo sereno: “Tutto è compiuto” .
Le figlie della Barbantini, le Ministre degli infermi, continuano la sua missione di carità annunciando ai malati e sofferenti la tenerezza e la misericordia del Signore in diversi paesi del mondo: Italia, Taiwan, Brasile, Thailandia, Kenya, India, Filippine, Indonesia, Perù, Cile, Haiti e Costa d’Avorio.
Sensibili ai segni dei tempi e alle istanze della chiesa locale, esse operano accanto ai malati più poveri ed abbandonati. Secondo lo spirito della loro vocazione e del loro quarto voto, curano i malati di ogni genere e condizione.
Sono presenti negli ospedali, nelle case di riposo, case di cura, assistenza a domicilio; promuovono la Pastorale della salute, in qualità di animatrici di progetti pastorali a livello parrocchiale e diocesano.
Promuovono l’educazione sanitaria di base, e dei principi fondamentali della dignità umana. Lavorano per il recupero dei tossicodipendenti; sono impegnate “nella umanizzazione della morte con la pastorale della speranza”.
A tutti i malati che incontrano essi annunciano la Salvezza che è Cristo Signore.